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LA PRIMA BATTAGLIA DI CASSINO

 

Fra le strade costruite dagli antichi Romani, una delle più famose è la Via Casilina. Tra Napoli e Roma, quasi a metà strada, la Via Casilina attraversa un fiumiciattolo dal nome preoccupante, Rapido, poi aggira l'ultimo bastione della barriera montagnosa che fiancheggia il corso d’acqua e si addentra nella Valle del Liri. Questo colle è più impervio e maestoso degli altri ed ha sulla cima, come una macchia biancastra, una mastodontica abbazia.

Nell'autunno del 1943 quell'altura di 516 metri è stata trasformata dai tedeschi nel cardine del loro sistema difensivo. Le ragioni di tale scelta sono chiare; il valore tattico di Montecassino dipende dalla sua posizione: esso sorge, infatti, là dove l'ampia valle del Rapido forma un angolo retto con quella non meno vasta del Liri. Dalla sua vetta si dominano entrambe le valli per chilometri e chilometri, fino ai versanti delle alture opposte ( Mainarde ad Est e Aurunci ad Ovest ).

Per anni le Accademie Militari Italiane hanno citato il monte di Cassino ad esempio di imprendibile barriera naturale, mentre generazioni di Ufficiali, nei loro studi di arte militare, hanno diretto e vinto immaginarie battaglie da quegli erti e accidentati pendii.

Per chi voglia organizzare una difesa a Sud di Roma, quella di Cassino appare una scelta obbligata. Il segreto di una battaglia terrestre è l'osservazione, ed il monte di Cassino rappresenta un osservatorio ideale. Dalla sua cima un uomo, armato di binocolo e radio trasmittente, può far piovere una valanga di ferro e fuoco sul più piccolo bersaglio in movimento nelle valli sottostanti, che sia questo un uomo, un camion, un carro armato o una pattuglia a piedi.

Chi occupa il monte di Cassino blocca le valli e la via che le attraversa: tra gli Aurunci ed il monte di Cassino, la valle del Liri è una delle porte di Roma; varcarla sembra facile a chi non abbia un idea esatta della configurazione geografica della zona: invece i tedeschi la terranno ben chiusa fino alla primavera dell'anno seguente.

La V Armata alleata è ancora lontana quando Hitler ordina di organizzare la resistenza lungo la Linea Gustav, della quale Cassino rappresenta il caposaldo più importante.

 

PROLOGO

Dopo che gli Alleati, sbarcati il 10 Luglio del 1943 in Sicilia e meno di un mese dopo con i piedi ben saldi in continente, operarono non senza rischi uno sbarco a Salerno il 9 Settembre dello stesso anno, apparve ben chiaro ai tedeschi che occorreva intraprendere una strategia ben definita nello scacchiere italiano e mediterraneo in generale; strategia che tenesse comunque conto del fatto che ormai la Germania versava in serie difficoltà militari sul fronte russo, aveva perduto la Battaglia d’Africa e doveva attendersi entro l'anno successivo una invasione nella Francia Occidentale. A ciò si aggiungeva il fatto che, avendo l'Italia firmato un armistizio con le nazioni alleate l’8 settembre, quest’ultima per i tedeschi rappresentava, di fatto, un territorio nemico.

A Hitler, che aveva incaricato due "menti" militari di prim’ordine (Rommel e Kesselring) di studiare ognuno per proprio conto un piano strategico per la condotta della guerra in Italia, furono presentati due progetti.

Il primo, quello di Rommel, prevedeva l'abbandono totale della parte centro - meridionale del Paese ed il ripiegamento della Wehrmacht nella zona settentrionale, per difendere così i principali centri industriali del nord. Ciò avrebbe inoltre potuto permettere linee di comunicazione e rifornimento più corte.

Il secondo piano, quello di Kesselring, si riprometteva invece di scegliere un punto tatticamente favorevole nella parte centrale del Paese, a Sud di Roma, ove organizzare una difesa rigida mediante una linea di sbarramento e fermare così la risalita alleata lungo la penisola italiana.

Tale punto doveva presentare barriere naturali che aiutassero i tedeschi a mettere in opera una valida e soprattutto duratura difesa con forze numericamente inferiori a quelle del nemico, quindi facilmente difendibile con poche, scelte, formazioni. Quando Hitler ebbe sulla propria scrivania i due piani fu a lungo indeciso tra quale scegliere e molti furono i colloqui con i due Generali al fine di chiarire quali fossero i punti che li avessero portati a tenere quelle linee di pensiero.

Alla fine fu scelto il piano di Kesselring, con somma rabbia di Rommel, il quale fu inviato invece in Normandia ad organizzare il famoso "Vallo Atlantico", ossia le difese per fronteggiare un eventuale sbarco in Francia.

Il piano di Kesselring era abbastanza semplice come concezione e ricalcava i canoni di guerra semi-statica tanto cara ai Generali Francesi nel 1940.

La differenza sostanziale consisteva nel fatto che Kesselring vedeva questo "difendere ad ogni costo" il territorio in maniera molto più fluida, nel senso che, non avendo forze a sufficienza per contrastare gli Alleati nel numero, egli prevedeva di affidare i vari punti chiave del fronte ad alcune formazioni scelte e di creare riserve mobili che sarebbero dovute accorrere nel minor tempo possibile là dove il pericolo di sfondamento da parte del nemico fosse più tangibile.

Guardando la carta d'Italia, fu giocoforza scegliere il tracciato della nuova linea di difesa. Essa partiva dalla foce del Garigliano ad Ovest e, attraversando tutta la penisola italiana in larghezza, andava fino alla costa Est, in prossimità della cittadina di Ortona. Nel mezzo, come cardine della linea denominata "Gustav", fu scelta la zona di Cassino con le sue propaggini montuose e collinari, che si prestavano come nessun altra zona al tipo di difesa voluto dai tedeschi.

Da Cassino, dopo aver oltrepassato l'ultima strettoia delimitata dai monti Lungo e Maggiore, si apriva la valle del Liri lungo la quale la Via Casilina (o Statale N°6 ) proseguiva dritta fino a Roma, distante circa 100 Km, senza incontrare altri ostacoli naturali.

La valle del Liri veniva quindi a ricoprire un'importanza vitale in quanto, una volta scardinata la porta di Cassino, gli Alleati avrebbero potuto dare libero sfogo di manovra alle proprie divisioni corazzate, portando la guerra in una condizione fluida e mettendo i tedeschi in una condizione tale da costringerli ad un ripiegamento generale simile ad una rotta.

A tal proposito si ricorda che a questo punto del conflitto per i tedeschi era vitale ritardare il più possibile l’avanzata alleata e mantenere quindi la guerra in una fase "statica", vista soprattutto la enorme disparità di forze a favore di questi ultimi, piuttosto che in una fase "mobile".

Roma rappresentava anche e comunque una delle Capitali dell'Asse e una sua eventuale caduta in mani alleate avrebbe avuto ripercussioni negative a livello morale, di prestigio e propagandistico e ciò doveva essere evitato.

Tutta la Linea Gustav ruotava quindi attorno a Cassino e Cassino doveva tenere perché la sua caduta avrebbe significato la crisi dell'intero sistema difensivo tedesco nell’Italia centro - meridionale.

 

LA PREPARAZIONE

Il Generale tedesco Frido Von Senger und Etterlin viene quindi chiamato ad organizzare e migliorare le doti difensive della zona di Cassino.

Per tre mesi, con l'aiuto di un grosso contingente dell'organizzazione Todt ( una struttura appositamente creata dal III Reich per la messa in opera di grandi lavori ) e con l'ausilio di un certo numero di prigionieri di guerra, i soldati del XIV Corpo Corazzato lavorano al rafforzamento della linea; si scavano postazioni nella roccia viva, ampliando le grotte già esistenti e utilizzandole come ricoveri per uomini e cannoni; si scavano caverne artificiali, mascherandole in modo da poterle confondere con l'ambiente circostante. Dietro ogni spuntone di roccia si apprestano nidi di mitragliatrici, ben nascoste e protette ma con un ampio raggio di visuale ; i mortai sono piazzati nelle forre e nei burroni da dove possono fare fuoco senza il pericolo di essere individuati e colpiti dal tiro di controbatteria nemico.

I fianchi della montagna vengono minati e cinti di filo spinato; i sentieri interrotti da trappole ingegnose grazie alle quali un piede di un incauto fa accendere una luce improvvisa o esplodere una carica esplosiva.

Nella valle del Rapido si minano entrambe le rive del fiume, nonchè il suo fondo stesso, le case coloniche isolate si trasformano in fortini e casematte.

I lavori di fortificazione fervono anche nella città di Cassino, ormai praticamente abbandonata dalla popolazione.

Qui ogni casa diviene un caposaldo; le cantine si trasformano in bunker, negli edifici più grandi si introducono e si nascondono addirittura carri armati e cannoni semoventi. Gallerie e camminamenti ricavati tra una cantina e l'altra collegano le varie postazioni.

A Sud della città viene distrutto un argine del fiume Rapido per trasformare un pezzo di pianura in un acquitrino intransitabile a qualsiasi sorta di mezzo motorizzato. "Questa era Cassino", scrive lo storico inglese Fred Majdalany, "il fulcro della Linea Gustav; una barriera naturale di monti resa ancor più forte dal genio militare".

 

LE FORZE IN CAMPO

Al momento dell'inizio delle operazioni militari nel settore di Cassino, i due contendenti erano così organizzati :

 

SETTORE ALLEATO

 

V ARMATA USA

·X Corpo d’Armata britannico ( Divisioni di Fanteria 5ª, 46ª e 56ª, più la 23ª Brigata Corazzata ) sul Garigliano.

·II Corpo d’Armata americano ( Divisioni Fanteria 34ª e 36ª più il Gruppo di Combattimento "B" della 1ª Divisione Corazzata ) sul Rapido dinanzi alla piana del Liri, a Cassino e a Caira.

·Corpo di Spedizione Francese ( CEF, formato dalla 2ª Divisione marocchina, 3ª Divisione algerina, 3° e 4° Gruppo Tabor, più il 2° Gruppo Corazzato ) sull'alto corso del Rapido ed in corrispondenza della Valle del Rio Secco.

·VI Corpo d’Armata ( 3ª Divisione Fanteria americana, 1ª Divisione fanteria britannica più alcune unità minori ) nelle zone di Salerno e Napoli.

·Riserva d’Armata ( 45ª Divisione Fanteria e 1ª Divisione Corazzata americane ( meno il Gruppo di Combattimento B), 1° Raggruppamento Motorizzato italiano, 1ª Special Service Force (un'unità mista americano-canadese) 2ª Brigata Special Service.

 

VIII ARMATA BRITANNICA

·XIII Corpo d’Armata (78ª Divisione Fanteria inglese, 4ª Divisione Fanteria indiana e 2° Gruppo Brigate di Fanteria) sull’alta e media valle del Sangro.

·V Corpo d’Armata (1ª Divisione Fanteria canadese, 8ª Divisione Fanteria indiana, 2ª Brigata Paracadutisti, 1ª Brigata Corazzata canadese) nella bassa Valle del Sangro.

·Riserva d’Armata (2ª Divisione Fanteria neozelandese e 4ª Brigata Corazzata)

·RISERVA GENERALE

·I Corpo d’Armata canadese (5ª Divisione Corazzata canadese e 3ª Divisione Fanteria polacca "Karpazia")

 

SETTORE TEDESCO

 

X ARMATA

XIV CORPO D’ARMATA

·94ª Divisione Fanteria (Gaeta-Formia-Garigliano)

·15ª Divisione Panzergrenadier (Sul Gari, tra il Liri e Cassino)

·44ª Divisione Fanteria "Hoch und Deutschmeister" (Rapido, tra Cassino ed il Rio Secco)

·5ª Divisione "Gebirgsjäger" -da montagna- (Alto Rapido)

·RISERVA : Divisione Corazzata "Hermann Goering"

 

LXXVI CORPO D'ARMATA

·305ª Divisione Fanteria ( Alto Sangro )

·Kampfgruppe "Hauck" ( Rivisondoli )

·334ª Divisione Fanteria ( Maiella )

·26ª Divisione Corazzata ( Guardiagrele )

·1ª Divisione Fallschirmjäger -paracadutisti- ( nella zona di Ortona )

·RISERVA : 90ª Divisione Panzergrenadier

 

RISERVA GENERALE DEL COMANDO GRUPPO DI ARMATE

3ª e 29ª Divisione Panzergrenadier, 4ª Divisione Fallschirmjäger -paracadutisti- (nella zona di Roma)

 

A queste forze si aggiungano circa le altre 8 divisioni e mezzo della XIV Armata, dislocate nell'Italia Settentrionale.

  

LA PRIMA BATTAGLIA DI CASSINO

Le operazioni militari per la conquista di Cassino iniziano il 20 Gennaio 1944, allorché la 36ª Divisione di Fanteria U.S.A. "Texas" riceve l’ordine di varcare il fiume Rapido in prossimità del villaggio di S.Angelo in Theodice e creare così una testa di ponte dalla quale partire in un secondo tempo per l'attacco finale alla città.

Precedentemente a tale operazione, le truppe inglesi devono invece iniziare ad avanzare tre giorni prima lungo una direttrice fiancheggiante la foce del Garigliano, sulla costa Ovest della penisola italiana.

L'operazione, lungamente osteggiata dal comandante della 36ª Texas, il Gen. Walker, era stata ideata in tutta fretta e senza operare una seria ed efficace ricognizione sui luoghi per saperne di più sulla posizione e sulla consistenza delle forze Tedesche.

Ma il Gen. Clark, comandante della V Armata americana fece sentire tutto il peso del suo grado e, nonostante le rimostranze di Walker, ordinò comunque lo svolgersi dell'attacco.

La battaglia per l'attraversamento del Rapido rappresenta uno degli episodi più bui della storia militare americana; il piano prevedeva che le truppe compissero l’avvicinamento alla riva del fiume attraverso sentieri precedentemente sminati dai genieri. Giunti sul greto, avrebbero trovato un certo numero di canotti in gomma, con i quali avrebbero dovuto guadare il corso d’acqua.

Le cose andarono male già dall’inizio dell’operazione; durante l’avvicinamento calò una fitta nebbia che rese difficoltoso l'orientamento in una zona che, mancando l’adeguata ricognizione, non si conosceva affatto; molti dei canotti furono trovati già forati dal fuoco e dalle schegge di artiglieria tedesche e, come se non bastasse, numerosi reparti si smarrirono nella notte e, nella nebbia, uscirono dai sentieri tracciati andando a finire sui campi minati.

Fu l'inizio dell'inferno; un fuoco micidiale e incrociato di mitragliatrici, mortai, cannoni e fucileria devastò le file americane. Molti uomini furono colpiti sui canotti ed annegarono nelle acque gelide e veloci del fiume. Pochissimi riuscirono ad attraversare il Rapido quella notte, i più senza nemmeno le armi, perdute nel difficile tentativo di rimanere vivi nell’acqua.

Chi vi riuscì era totalmente in balía dei tedeschi, senza armi pesanti, con poche munizioni ed esposto ai contrattacchi, che non mancarono a venire. La situazione era drammatica; mentre gli uomini sulla riva tedesca del fiume morivano, i genieri americani vedevano stroncato sul nascere ogni tentativo di gettare un ponte dal quale fare affluire i mezzi corazzati e la fanteria in appoggio.

Finalmente, dopo qualche ora, fu dato ordine di ripiegare e, ironia della sorte, chi era riuscito ad attraversare il corso d'acqua senza essere colpito o evitando l’annegamento, non fu altrettanto fortunato al momento di tornare indietro. Il fallimento di questa operazione costò alla " Texas " quasi 2000 uomini tra morti, feriti, dispersi e prigionieri e la cosa ebbe una grandissima risonanza negativa fin negli Stati Uniti.

Dopo la guerra i reduci della Divisione intentarono una causa contro il Gen. Clark, accusandolo di aver provocato quel massacro con la sua leggerezza, ma Clark, proclamato eroe di guerra, non ebbe alcuno strascico legale per quanto accadde quella notte sul Rapido.    

Fallito il tentativo di superare il Rapido ed attaccare Cassino da sud, il Gen. Clark ordina al II Corpo U.S.A. di tentare l'aggiramento da nord.

Rispetto all'operazione precedente, l'unica differenza a vantaggio degli Americani consiste nel fatto che il fiume Rapido in quel tratto non ha bisogno di barche per essere attraversato. Ci sono però tre chilometri di pantano da fare a piedi, un corso d'acqua gelida da guadare in pieno inverno e le montagne da attaccare a testa bassa, in salita e sotto l'attenta vigilanza di non meno di venti posti d'osservazione tedeschi.

La battaglia inizia il 24 Gennaio 1944, due giorni dopo lo sbarco alleato ad Anzio che doveva servire ad alleggerire la resistenza tedesca a Cassino. In tre giorni di accaniti combattimenti tre battaglioni della 34ª Divisione di Fanteria "Red Bull" riescono a creare una piccola testa di ponte sull'altra riva del fiume.

I genieri, usando le "grelle" cioè le lamiere traforate per le piste di atterraggio degli aerei, preparano una strada per i carri armati. Il 29 Gennaio i sentieri sono pronti, i carri armati Americani attraversano in forze il corso d'acqua e con il loro aiuto la fanteria raggiunge e conquista le due collinette ai piedi del Monte Castellone; il 30 consolida le proprie posizioni ed il 31 prende il villaggio di Caira sulla strada che porta a Terelle.

Il 25 Gennaio, nel frattempo, attaccano anche i francesi: la conquista di Monte Belvedere permette di attestarsi in una posizione oltre la quale non possono avanzare oltre, ma che rappresenta una spina nel fianco sinistro della Linea Gustav.

Verso il mare, anche gli inglesi hanno dovuto attestarsi dopo due settimane di duri combattimenti per allargare la testa di ponte oltre il Garigliano, ma la loro posizione minaccia la Gustav sul fianco destro. Al centro, nei primi dieci giorni di Febbraio, per ben tre volte la 34ª Divisione americana ha tentato di aprirsi un varco tra i monti: niente da fare. Conquistati i massicci di Maiola e Castellone, gli americani si spingono coraggiosamente a meno di un chilometro dall'Abbazia, ma il fuoco delle mitragliatrici ben piazzate sulle alture li ferma sulla "Cresta del serpente", cosi chiamata per la forma della cima. "Gli Alleati", disse il Maggiore dei paracadutisti tedeschi Bohmler, "Non giunsero mai così vicini al convento. Il frutto tanto desiderato era sotto il loro naso; ma non seppero coglierlo perché sopraggiunsero altri rinforzi tedeschi".

Tra l'8 e l'11 Febbraio gli americani fanno l'ultimo tentativo di conquistare il Monastero e la città di Cassino, ma anche questo si conclude in un fallimento.

 

UNA FORTEZZA INESPUGNABILE

Terminava così la prima battaglia di Cassino, dopo tre settimane di combattimento nell’infuriare delle tormente.

La situazione è ora la seguente: all'estrema sinistra del fronte, il Corpo d’Armata britannico ha una piccola testa di ponte sul Garigliano; il Corpo di Spedizione francese occupa una buona posizione sulla destra, ma non ha forze fresche per sfruttare il vantaggio conseguito; gli americani della 34ª Divisione che, decimati dal freddo, stanno per cedere il posto agli indiani, difendono con la forza della disperazione una testa di ponte oltre il corso superiore del Rapido, a nord di Cassino, difficilissima da rifornire perché esposta al fuoco tedesco da ben tre lati ma utilizzabile come trampolino di lancio per eventuali azioni successive. Le perdite sono state alte per tutti i contendenti, ma la vittoria è senz'altro tedesca.

La linea Gustav, messa alla prova, ha resistito. Verso la metà di Febbraio ogni persona di buon senso, tra gli Alleati, doveva aver capito che era venuto il momento di tirare il fiato.

Lo sbarco operato ad Anzio, che doveva servire a far ritirare truppe tedesche dal settore di Cassino, aveva fallito il suo obiettivo; non solo i tedeschi non avevano minimamente indebolito le difese di Cassino, ma anzi si erano rafforzati proprio in quel settore e gli ultimi scontri lo avevano dimostrato. La tattica di Kesselring di tenere pronte forze di seconda schiera che potessero intervenire nei punti più minacciati del fronte stava dando i suoi frutti.

A questo punto gli Alleati avevano solo una cosa da fare: mettersi sulla difensiva, sospendere ogni attacco alla Gustav ed attendere che passasse quell'inverno terribile, onde far pesare sui combattimenti tutto il peso della potenza aerea e corazzata di cui disponevano.

Purtroppo per loro però lo sbarco di Anzio, distante meno di 80 Km da Roma, aveva punto i tedeschi sul fianco ed avviato una reazione a catena che il semplice buonsenso non poteva oramai spezzare in alcun modo: le notizie provenienti dalla sacca non erano incoraggianti; i tedeschi, con le riserve della XIV Armata, stavano per passare.

C'era il rischio che il Gen. Lucas (costantemente roso dai dubbi ed eccessivamente attendista) e i suoi uomini fossero ricacciati in mare.

Una vittoria tedesca ad Anzio avrebbe avuto un valore propagandistico eccezionale e si sarebbe ripercossa sfavorevolmente sui preparativi di "Overlord", come veniva chiamato in codice lo sbarco in Normandia che doveva avvenire quattro mesi più tardi.

Per tutta questa serie di ragioni, il Gen. Alexander dovette impartire ulteriori ordini di attacco per Cassino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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