IL
CIMITERO TEDESCO
Nell’anno 1959 iniziarono i lavori per la costruzione del
cimitero militare germanico e man mano che essi procedevano, si
iniziava già a trasferirvi i resti dei tedeschi caduti
nell’Italia meridionale, esclusa la Sicilia, per la maggior
parte morti sotto i bombardamenti nella zona di Cassino.
I caduti germanici furono gli ultimi ad essere raccolti ed
alcune decine di essi furono rinvenuti proprio al momento
dell’inizio della costruzione del cimitero. Ancora oggi si
effettuano ritrovamenti lungo la lunga Linea Gustav e i resti
vengono portati nel cimitero del Collemarino. Anche in questi
ultimi mesi sono stati ritrovati resti di soldati e ufficiali
germanici a Vallerotonda, a Valvori, a Civitella Casanova di
Pescara ed alcuni riposano già nel cimitero di Caira.
Dagli
iniziali 20.035, si è arrivati oggi a circa 20.080 caduti, ma
molti sono ancora i dispersi. Negli anni precedenti, ogni
qualvolta veniva individuato lo scheletro di un soldato tedesco,
si avvisavano le autorità comunali o le locali stazioni dei
Carabinieri che provvedevano a contattare i rappresentati
dell’ambasciata o del consolato che si occupavano del recupero
dei resti e della sistemazione presso centri di raccolta.
L’Amministrazione comunale di Cassino aveva dato l’incarico di
provvedere al recupero delle salme dei soldati di ogni nazione
che aveva combattuto nella zona alla ditta Coppola e il grosso
del lavoro fu portato a termine nei primi anni cinquanta proprio
con la raccolta dei caduti germanici.
I primi a trovare riposo nel cimitero di guerra di Caira furono
i soldati tedeschi sepolti nei vari cimiteri civili della zona
compresi i circa duemila provvisoriamente tumulati anche in
quello di Caira, dove erano stati sepolti quando si era
combattuto a Napoli e a Montelungo.
Quella della raccolta dei militari caduti nelle quattro
battaglie di Cassino fu un’impresa veramente ardua. Testimoni
oculari raccontano di scene apocalittiche rimaste impresse nella
loro memoria. Dappertutto mucchi di cadaveri in avanzato stato
di decomposizione, specialmente quelli che si trovavano nella
zona coperta dalle acque del fiume fatto straripare. Cimiteri
frettolosamente allestiti per offrire una prima dimora ai morti
man mano che venivano raccolti dai loro commilitoni, come quello
che sorgeva all’inizio della salita che porta a Caira, ai piedi
del colle del Morrone, che raccoglieva i morti indiani, come
ricorda Salvatore Nardone. Quelli che erano alla vista di tutti
furono naturalmente raccolti per primi, ma più difficile fu
ritrovare coloro che erano rimasti sepolti sotto i cumuli delle
macerie, nei bunker e nelle casematte, nelle numerose gallerie
crollate e nelle caverne naturali della zona.
Segnalazioni continue arrivavano dai cittadini che per primi
erano rientrati e che riprendevano nei campi e sulle montagne le
attività interrotte forzatamente circa un anno prima.
I lavori per la costruzione del cimitero militare germanico,
iniziati sotto la supervisione dell’architetto Tischler si
protrassero per diversi anni, fino al 1964, e furono portati a
termine dal Professor Offenberg e solo verso la fine furono
eseguite alcune opere essenziali, come ad esempio la costruzione
della larga e dritta diramazione che oggi dalla strada
provinciale di Caira porta direttamente allo spiazzale che si
trova ai piedi del cimitero. Per diverso tempo infatti l’accesso
al cimitero fu assicurato da una stretta stradina che non
seguiva l’attuale tracciato e che costituì un notevole ostacolo
per i mezzi pesanti che dovevano trasportare l’occorrente per
eseguire i lavori. Una delle imprese più difficili fu quella di
sistemare nella sala dell’edificio di ingresso, al culmine della
scalinata che prende luce da un’apertura del soffitto,
l’imponente scultura denominata “Afflizione e Conforto”.
Il cimitero militare germanico del Collemarino occupa più della
metà della parte anteriore della collina, è rivolto a sud, è
formato da cinque terrazze ascendenti e da due semiterrazze ad
est nella parte più bassa ed è diviso in 34 campi, come risulta
dalla cartina appresso riportata. Sulla sua sommità svetta tra
alti cipressi una croce di bronzo alta 11 metri, oltre la quale
si trovano le fosse comuni. Pur essendo terminati i lavori
nell’anno 1964, il cimitero fu aperto al pubblico il 4 maggio
del 1965, alla presenza dell’allora Abate di Montecassino
Ildefonso Rea. |




 |